Cosa imparare dai fallimenti?
Ci sono una miriade di frasi fatte per asserire quanto possano insegnare e possano essere indicativi i fallimenti. E non voglio certo fare il copia e incolla di qualche frase presa in rete o inventarmene un’altra.
Ma le soddisfazioni personali, prima ancora di quelle professionali, per aver cercato e fatto sempre il massimo sono figlie, oltre che dello studio, dell’aggiornamento continuo e delle esperienze, anche di quanto non si è riusciti a realizzare, qualunque sia la ragione.
I progetti nazionali e internazionali realizzati sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, in ambito turistico, culturale e dell’organizzazione di eventi, il premio come “migliore accoglienza in un borgo in Italia” per il mondo del camperismo e la Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica per l’organizzazione della Fiera del Borgo Antico, evento di promozione territoriale multitarget (arte, antiquariato, cultura e tradizioni) sono figlie e figli anche delle idee che non si sono realizzate.
Questo perché provengono dallo stesso modo di pensare e di agire: sempre alla ricerca della novità e della qualità, a qualunque costo, rimanendo coerenti e rifiutando qualsiasi compromesso non in linea con i principi di lealtà e interesse collettivo.
L’idea di inizio millennio: BTT, Buy Telematic Tourism and Touristic Trends, la Borsa del Turismo Telematico e delle Tendenze Turistiche
Voglio solo condividere uno dei più grandi fallimenti per sottolineare quanto è sempre stata, ed è sempre viva in me la ricerca di idee protese in avanti, il più possibile uniche e innovative.
Anche quando le cose non vanno come si desidera, si deve sempre avere il coraggio di pensare in grande, anche subito dopo che si è rimasti con un pugno di mosche in mano.
E questo funziona soprattutto (o solo) quando si ha una predisposizione naturale a sognare a occhi aperti. Anche tra mille difficoltà.
Questo è il certificato di registrazione del marchio BTT, relativo ad un progetto che agli inizi degli anni 2000 ho portato in giro per le regioni meridionali e in Spagna, marchio risultato registrato a livello europeo nel luglio 2006. Più giù le visure da cui si vede che la domanda europea risale al maggio 2005, e la visura dell’Ufficio Brevetti della registrazione italiana del novembre 2003. Ai più curiosi posso inviare la bozza di progetto che ho fatto girare, invano, per 3/4 anni!
La mia idea di turismo a inizio millennio
Come mia abitudine, partendo da un’intuizione nata cosí, di getto, e da una innata curiosità, tra la fine del secolo scorso e l’inizio del nuovo millennio la testa si mise a ragionare e immaginare.
Così studiai e seguii con costanza il nascente fenomeno del turismo online, di quelli che oggi si chiamerebbero viaggi esperienziali (allora erano “nuove tendenze”) e del mercato potenziale del turismo accessibile.
Le risate alla BIT del 2004
Dopo tanti incontri e una moltitudine di lettere mandate in giro per mezza Italia senza avere risposta, alla BIT di Milano mi incuriosì uno dei tanti dibattiti e andai a seguirlo. Era più di un anno che giravo col mio progetto nella 24 ore.
Anche lì, come al mio solito, dissi ciò che pensavo senza filtri.
Gli incontri speciali, quelli che ti fanno sorridere (amaramente) per il resto della vita
Dopo questo episodio, nonostante centinaia di comunicazioni senza risposta e i numerosi incontri presso istituzioni regionali, provinciali, comunali, Camere di Commercio e gruppi di rilievo dell’imprenditoria turistica, ho continuato a fare il giro delle sette chiese per un altro paio di anni raccogliendo la più totale indifferenza.
A chi volesse farsi due risate (amare), posso raccontare, tra gli altri, un incontro con un assessore al turismo di una provincia (ecco un estratto della mia comunicazione che mi ha portato all’appuntamento in questione) e uno con il vertice della promozione turistica di una regione che mi hanno lasciato l’amaro in bocca per i motivi che vi illustro.
Quando ho parlato con questo ennesimo assessore al turismo, erano già un paio di anni che il turismo online aveva iniziato a prendere il volo e altrettanto tempo avevo girato qua e là a proporre il progetto.
In questo estratto della comunicazione protocollata, alcuni degli spunti sul potenziale dell’idea che avevo in mente.
Un sogno può essere vissuto come un fallimento?
Questa è la storia che ancora mi addolora, non solo quale grande rimpianto professionale ovviamente, ma soprattutto mi addolora per il fatto che una regione meridionale avrebbe potuto essere pioniera delle (allora) nuovissime tendenze di turismo che andavano nascendo (e che la statistica e il buon senso prevedevano crescessero in maniera impetuosa).
Il meridione sarebbe potuto diventare protagonista di un grande evento internazionale del settore turistico, unico e innovativo (per quel tempo).
La voglia di sognare ancora
Non so se avrò ancora qualche idea tanto avanti con i tempi ma di certo, nonostante questa cocente delusione, ho mantenuto la stessa voglia e la stessa passione di quando, a 30 anni, facevo fumare il cervello e studiavo continuamente come cercare qualcosa di innovativo e unico.
E così, anche quando ho promosso un territorio, anche attraverso un semplice raduno di camperisti, non ho puntato a fare qualcosa di meglio, ma qualcosa di unico, nel suo piccolo, portando per la prima volta in Basilicata il Presidente nazionale della Confedercampeggio e molti presidenti delle federazioni regionali.
La maniacale ricerca della qualità e la voglia di smuovere le emozioni ci ha portati a Mondo Natura a Rimini a ritirare il premio come “Migliore accoglienza in un borgo italiano”. Era settembre 2008.
E proprio di ritorno da quel viaggio, mettendo insieme la scena di un film, un ragionamento su cosa non esisteva ancora e una visione di comunità, ho espresso con entusiasmo un’idea, poi tradotta in realtà diversi anni dopo.
Anche dopo tanti fallimenti, chi ama sognare non smetterà mai.
Qualunque cosa succeda, non si spegneranno sorriso e creatività.
Niente è più potente di un sogno e nessuno potrà spegnere il sorriso i un sognatore.
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